Vane promesse per cercare di compensare l'acquisto degli F35

Il Ministro Di Paola afferma che gli F35 creeranno 10.000 posti di lavoro. La cosa non porta bene. Già qualcun altro promise un milione di posti di lavoro e, in effetti, ne perse un milione esatto con un gap tra promesso e realizzato di 2 milioni.

Ma prima di rispondere vorrei invitare i lettori a fare assieme un giro nel web per vedere il fiume di dichiarazioni e news, sul tema, che sono arrivate in redazione in pochissime ore. Ciò dimostra quanto la questione stia a cuore di molti italiani. Non solo. Dimostra quanto sia importante da parte di tutti i lettori firmare e diffondere la campagna NO F35.

Pronti a navigare? Si salpa.

1) il Comune di Palermo approva una mozione contro la spesa di 15 miliardi per 131 caccia F35;

2) il ministro Di Paola conferma le indiscrezioni su un possibile passo indietro del governo nell’ambito di tagli alle spese militari;

3) il settimanale Panorama, in uscita oggi, afferma che il ministero sta valutando la riduzione degli aerei dai previsti 131 a non oltre 100;

4) l’Unione italiana Sport per Tutti scrive al Ministro protestando contro lo sperpero di 15 miliardi in tempi di crisi;

5) gli esperti incaricati per la revisione del programma parlano addirittura di 200 milioni per velivolo (fonte CNN);

6) Luigi Bobba, già presidente delle ACLI ed oggi Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati afferma: “L’uscita del nostro Paese dal programma dei cacciabombardieri F-35 JSF (Joint Strike Fighter) non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione; infatti il Memorandum of Understanding, ovvero l’accordo fra i Paesi compartecipanti, non prevede il pagamento di alcuna penale in caso di rinuncia all’acquisto”;

7) la rete disarmo conferma che stato lo stesso Ammiraglio Giampaolo Di Paola a firmare nel 2002 la partecipazione Italiana alla prima fase SDD del programma e configura “un pericoloso conflitto d’interesse”;

8) Don Armando Zappolini presidente del CNCA Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza afferma: “Deve pagare chi fino a oggi non ha pagato, deve dare di più chi ha di più. Quando si stanziano ogni anno 27 miliardi di euro per le spese militari e si investono 20 miliardi per i caccia F35 non si può dire che ‘non ci sono soldi”;

9) lo studioso Luigi Barbato: “In un contesto di crisi economica, i sacrifici richiesti ai cittadini, sia in termini di maggiore fiscalità che di tagli allo stato sociale, impongono una doverosa riflessione sulla sostenibilità economica dell’attuale modello di Difesa”. Si chiede una ”discussione in sede politica” sulla congruità di alcuni programmi, come quello ”dei cacciabombardieri F35, il cui costo appare veramente eccessivo”;

10) Bonelli: “chiediamo a Monti di fare quello che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto nel 2010 quando la Germania ha tagliato la spesa per gli armamenti di 10 miliardi di euro”.

11) Il prof. Antonio Zecca dell’Università di Trento afferma: “tagliamo i caccia e non il welfare”.

Ci fermiamo qui! Era tanto per dare un’idea della reazione positiva di molti alle scellerate scelte dei governi precedenti il presente. Ed ora la risposta al Ministro che affidiamo agli amici della Rete Italiana per il Disarmo: “Anche oggi il Ministro ha ricordato in aula i favoleggiati 10.000 posti di lavoroderivanti dalla nostra partecipazione al progetto. Un dato assolutamente irreale e smentito da valutazioni sindacale, industriali e della stessa Aeronautica Militare – sottolinea Francesco Vignarca – e che anche se fosse confermato evidenzierebbe solamente l’inefficienza degli investimenti militari: ogni posto di lavoro costerebbe allo Stato infatti 1,5 milioni di euro”. Un’insegnante costa al massimo 50.000 euro. Ma di cosa stiamo parlando?

Fabio Pipinato

Tratto da: F35. Un posto di lavoro costa 1,5 milioni di euro | Informare per Resistere  

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