Il robot sub trova i veleni di Priolo nel mare della Gorgona - Corriere Fiorentino


Sono stati individuati al momento 60 bidoni tossici, alcuni aperti, altri deformati. Cinquanta mancano all'appello


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Fusti tossici al largo del Tirreno
LIVORNO - Circa 60 bidoni individuati, alcuni aperti, altri deformati ed altri integri. Ne mancano ancora 50. È emerso dalla riunione al ministero dell'ambiente che ha fatto il punto sulla vicenda dei fusti tossici caduti in mare da un cargo della Grimaldi a circa 23 miglia da Livorno, a nord dell'isola di Gorgona. Oltre ai bidoni, che contengono catalizzatori di nichel e molibdeno, sono stati individuati anche i due semirimorchi dove il materiale era sistemato durante il viaggio del 17 dicembre della Eurocargo Venezia.

LE ANALISI SUI PESCI - Analisi dell'acqua, dei sedimenti, degli organismi e dei pesci: lo prevede piano di monitoraggio che proseguirà nel tratto di mare a nord dell'isola di Gorgona, in cui sono stati trovati fusti tossici. Il piano è stato presentato dalla Grimaldi (armatore della nave) e integrato dalle richieste dei partecipanti all'incontro al ministero dell'ambiente. Partirà domani ad opera della «Minerva Uno» di proprietà della SO.PRO.MAR. spa (e non della Castalia come precedentemente riportato nell'articolo). Il monitoraggio prevede anche l'analisi di organismi e pesci di fondale attraverso il posizionamento di trappole di cattura e sarà realizzato dalla Grimaldi, ma alcuni campioni saranno consegnati a Ispra, Arpat e Istituto zooprofilattico. Lo stesso gruppo armatore si è impegnato a presentare un piano corredato da valutazione dei rischi per il recupero dei fusti «che non può prescindere - si legge in una nota della Regione - da un'analisi approfondita delle condizioni dei fusti ritrovati in profondità».

LA POLEMICA COL COMUNE - Qualche polemica era nata col Comune di Livorno: «Ancora una volta il Comune non era stato convocato a quest'incontro» e «solo grazie alla collaborazione con la Regione, un rappresentante tecnico del Comune sarà ammesso a far parte dei lavori della commissione all'interno della delegazione regionale», aveva detto l'assessore all'ambiente Mauro Grassi. Dopo la riunione l'assessore ha sottolineato: «Il recupero di bidoni è l'unica soluzione possibile. Non accettiamo ipotesi diverse come per esempio aspettare le analisi per valutare un eventuale rischio ambientale e quindi valutare se recuperare i bidoni. Abbiamo ribadito che l'unica strada è il recupero». «Se alcuni bidoni sono vuoti - prosegue Grassi - significa che uno sversamento c'è stato, anche se non è ancora possibile definirne l'entità. Il fatto che sia avvenuto uno sversamento è l'elemento rilevante di oggi, che sarà verificato con le analisi su acqua e pescato, che è quello che ci preoccupa di più».

LA RICOSTRUZIONE - Analizzando la rotta, gli esperti della guardia costiera notarono infatti che il 17 dicembre (giornata di forte vento, fino a 130 orari) la nave effettuò una brusca accostata, quando verosimilmente sono caduti in acqua due semirimorchi con 112 fusti in acciaio contenenti catalizzatori a base di nichel e molibdeno provenienti da una raffineria di Priolo (Siracusa) e destinati al porto di Genova. Sarebbero stati individuati i semirimorchi mentre intorno ci sarebbero bersagli che per lunghezza (circa un metro) potrebbero essere identificati nei fusti. Le operazioni di ricerca sono partite il 6 febbraio scorso. Sono stati utilizzati sonar e strumentazioni e periferiche che si immergono in profondità fino a 50 metri dal fondale (in quel tratto di mare quindi sono scesi per circa 300 metri).

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