La comunità scientifica: entro il 2050 potrebbe scomparire il pescato nei mari del mondo

I nostri oceani sono i grandi ammalati al capezzale del quale si affanna la comunità scientifica di tutto il mondo sopratutto per curare il fitoplancton com'è successo nelle ultime spedizioni organizzate sul Tara.Ma non sono rassicuranti per esempio le notizie del mancato accordo tra Usa e Australia che avevano cercato di stipulare un protocollo d'intesa per la gestione delle acque antartiche. Sono invece preoccupanti altri personalismi che contraddistinguono determinati interventi che si operano sul mare. L'ultimo in ordine di tempo è quello di un miliardario americano che con un azione in piena autonomia  ha riversato in mare ,lungo le coste atlantiche del continente nordamericano svariate tonnellate di ossido di ferro per ripascere il fitoplancton e supportare così indirettamente la popolazione di salmoni ,il cui decremento minacciava la popolazione di un piccolo paese che il magnate americano ha preso sotto la sua ala protettiva. C' è un dato preoccupante che la dice lunga sullo stato di salute nei mari del mondo.La pesca abusiva secondo una recente classificazione a livello globale sviluppa un affare di 35 miliardi di dollari e questo fa paventare, secondo certe ricerche, la scomparsa del pescato entro il 2050 e nel frattempo si registra in molti mari la scomparsa dei grandi predatori come tonni e squali che sono parecchio importanti nella catena o meglio nelle reti alimentari del mare.
Si riuscire ad evitare queste catastrofe?

Sempre gli scienziati al riguardo osservano che il 71% delle acque che ricoprono il nostro pianeta sono acque internazionali per cui va obbligatoriamente percorsa la strada di avviare precisi accordi internazionali, per cercare di porre una soluzione al problema. 

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