Il mistero della nave dei veleni Cunsky
di Guido
Ruotolo
La
’ndrangheta usava la “Cunsky ” per trasportare rifiuti tossici
Chissà dov’è
la «Cunsky», dove è stata affondata, o in quale cantiere navale è stata
«trasformata» e oggi in quali mari naviga. E se è stata affondata davvero, come
ha raccontato un pentito calabrese, Francesco Fonti, trasportava rifiuti
tossici e radioattivi? E se c’entra, cosa ha guadagnato la ’ndrangheta da
questa operazione? A far riaprire il caso della «Cunsky» è arrivata,
nell’ottobre scorso, alla procura distrettuale antimafia di Catanzaro, una
breve nota della Commissione parlamentare antimafia. Il presidente Beppe Pisanu
ha riferito di una rogatoria con la quale le autorità indiane escludevano
categoricamente che la «Cunsky» fosse stata demolita nel porto di Alang. E il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe
Borrelli, ha sentito un ufficiale di polizia giudiziaria che nell’ottobre del
2009 comunicò l’informazione, rivelatasi errata, della demolizione della nave. Per
il momento, Catanzaro ha aperto un fascicolo per capire come è stata veicolata
la falsa notizia e perché. Non si procede alla riapertura del fascicolo
sull’affondamento della «Cunsky», ma gli atti sono preliminari a questa
eventualità. Non è l’unico giallo attorno al traffico di rifiuti tossici e
radioattivi gestiti dalla ’ndrangheta. Il 13 dicembre del 1995 moriva a Nocera
Inferiore, il capitano Natale De Grazia, che da Reggio Calabria doveva
raggiungere La Spezia. De Grazia lavorava a una indagine esplosiva sui traffici
di rifiuti radioattivi e sul loro inabissamento in mare con dei «siluri». Gaetano
Pecorella, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei
rifiuti, tra Natale e Capodanno aveva indetto una conferenza stampa poi
saltata. In quell’occasione avrebbe presentato una perizia sulla morte di De
Grazia con risultati clamorosi. «L’indagine medico legale condotta dalla
dottoressa Del Vecchio - si legge nella perizia - si è conclusa con una
diagnosi di morte improvvisa. Questo non corrisponde alla verità scientifica». Come
è morto, allora, l’ufficiale di polizia giudiziaria? De Grazia era in macchina
e stava dormendo. La perizia arrivata alla Commissione parlamentare, ipotizza
la «causa tossica»: «Quale essa potrà essere stata, e se c’è stata, non lo si
potrà più accertare». E perché? «Per superficialità, inesperienza, insipienza
della indagine medico legale?». Torniamo al mistero della «Cunsky». Sono
passati quasi sette anni, era l’aprile del 2006, quando Francesco Fonti
raccontò dell’affondamento di tre navi cariche di rifiuti tossici nelle acque
della Calabria. E in particolare, di avere, lui stesso chiesto collaborazione
alla ’ndrangheta di Cetraro, a Francesco Muto, per poter affondare in quelle
acque proprio la «Cunsky».Fonti sostiene che ciò avvenne nel 1993: «La Cunsky
venne affondata lì sul posto». Scrivono i pm nella richiesta di archiviazione
del marzo del 2011: «La “Cunsky” dal 3 ottobre del 1991 denominata “Shainaz”,
era stata demolita nel 1992 in India, dopo essersi definitivamente arrestata il
primo maggio di quell’anno. Nel 1993, pertanto, essa non esisteva». Ma oggi
questa certezza granitica viene meno, dopo la comunicazione ufficiale delle
autorità indiane che quella nave non è mai stata demolita da loro. E
allora, che fine ha fatto la «Cunsky»? Nel 2009 la Procura di Catanzaro
autorizzò la ricerca sottomarina di relitti nel mar Tirreno, al largo delle
coste di Cetraro. Le ricerche furono seguite dall’opinione pubblica con
particolare attenzione. «A fine ottobre del 2009. Fu ispezionato un relitto che
certamente non poteva essere il “Cunsky”». Ma oggi qual è la verità?
Tratto da: La
Stampa
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