Moria senza fine delle api: con lo zampino delle multinazionali!
Le Api e la
Chimica. di Claudio Della Volpe
Moderna favola incompiuta con morale di Emily Dickinson
Negli ultimi
anni si è verificata una moria di
api a livello internazionale che è stata chiamata: CCD ossia Colony Collapse
Disorder; una tragedia per il mondo dell’apistica e di converso per tutti
noi dato il ruolo che le api giocano nell’ambiente e nell’agricoltura. E fra
l’altro il problema si pone anche per gli altri insetti impollinatori. Secondo
le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e
l’agricoltura (FAO), delle 100 specie di colture che forniscono il 90 % di
prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api. Le
ragioni di questa moria, che ha un meccanismo complesso, con la scomparsa di
interi alveari senza poter trovare una causa chiara e apparente, sono
probabilmente multifattoriali, ma
certamente vi giocano un ruolo significativo i pesticidi che si usano in agricoltura per il controllo degli
insetti nocivi e fra gli altri i moderni neonicotinoidi
(Clothianidin; imidacloprid;
thiamethoxam ).Alcuni governi, fra cui il nostro, hanno interrotto l’uso di
alcune formulazioni di pesticidi già da qualche tempo. Provando a raccontare la storia su La Chimica
e l’industria, e l’ultima volta ho anche ricevuto una dura rampogna da
Agrofarma. Ma stavolta posso dire: ve l’avevo detto! Il 31 gennaio Tonio Borg,
commissario europeo alla salute ha proposto alla commissione europea un bando
biennale[4] per l’uso dei tre principali neonicotinoidi: clothianidin,
imidacloprid and thiamethoxam: e lo ha fatto sulla base di un documento
dell’EFSA, l’European Food Safety Autority, l’equivalente della FDA americana,
pubblicato il 16 gennaio.
Cosa dice il documento EFSA? “Esposizione
da pollini e nettare. Si considerano accettabili solo usi su colture che non
attraggono le api. Esposizione da polvere. Un rischio alle api da miele è stato
indicato o non può venire escluso, con alcune eccezioni, come l’uso su
barbabietola da zucchero e piante in serra, e per l’uso di alcuni granuli. Esposizione
da guttazione. L’unico rischio che può essere asseverato è per il mais trattato
con il thiamethoxam. In questo caso, gli studi sul campo mostrano un effetto
acuto sulle api da miele esposte a questa sostanza attraverso i fluidi di
guttazione.”(La guttazione è l’uscita d’acqua liquida dagli idatodi delle
piante). Sulla
base di tre corposi rapporti e sulla base della richiesta firmata da oltre 80
deputati europei il commissario Tonio Borg, nazionalista maltese,
democristiano, contrario all’aborto, ministro dell’interno responsabile di una
politica anti-immigrazione che ha destato la reazione vivace della UE che l’ha
condannata, che è stato nominato commissario europeo alla salute dopo le
dimissioni del precedente commissario maltese con una combattuta votazione, ha
proposto la sospensione per due anni dei tre prodotti (anche se con una serie
di limitazioni: parte dal 1/7/2013, quindi non vale per la prossima campagna
del mais, non vale per i cereali invernali, etc.). Lapalissianamente Borg non è un ambientalista
radicale (o come dicono taluni importanti esponenti dell’industria italiana
“terrorista ambientale”), non è un comunista sfegatato, non è contrario alle
grandi multinazionali.
Altrettanto
lapalissianamente le grandi multinazionali produttrici dei tre pesticidi (Bayer, Basf, Syngenta) sono
contrarie alle sue proposte definite “draconiane”; scrive la Bayer sul suo sito: "Bayer è deluso con la proposta draconiana della
Commissione europea di sospendere tutti gli usi dei prodotti neonicotinoidi
nelle colture attraente per le api per due anni. La società ritiene che
un'interpretazione troppo conservatrice della Commissione del principio di
precauzione è un'occasione mancata per raggiungere un equo e proporzionale
soluzione. Per Bayer le preoccupazioni che circondano la salute delle api e ha
investito massicciamente nella ricerca per ridurre al minimo l'impatto dei
prodotti fitosanitari sulle api e nelle misure di gestione responsabile ampie
sostenere l'uso responsabile e corretto dei suoi prodotti. La società continua
a credere ad un uso responsabile di neonicotinoidi contenenti prodotti che sono
stati utilizzati per molti anni e sono di vitale importanza .Bayer europea
chiede agli Stati membri di rispettare i principi di proporzionalità quando si
affronta la proposta della Commissione e rinviano alla scienza solida prima di
prendere qualsiasi misura. Ogni azione sproporzionata metterebbe a repentaglio
la competitività dell'agricoltura europea e, infine, portare a un aumento dei
costi per i prodotti alimentari, mangimi, fibre e materie prime rinnovabili e
hanno un enorme impatto economico in tutta la catena alimentare. "L’invito a rifarsi a “solida scienza” è
direi quasi offensivo, come se l’EFSA
avesse analizzato dati fasulli; l’EFSA
in realtà è stata molto attenta e prudente, ma non ha potuto fare a meno di
concludere che certi usi finora autorizzati dei neonicotinoidi come sopra
riassunto sono certamente rischiosi, questo è quello che la scienza “solida”
puo’ dire. In altri casi l’EFSA non
si è pronunciata proprio perchè si basa su studi solidi ed indipendenti.
Comunque Bayer non è in grado di rispondere nel merito, questo è evidente.
Scrive
Agrofarma in un recente comunicato
(16 gennaio 2013): “In seguito alla pubblicazione del report EFSA sui rischi teorici per le api derivanti
dall’utilizzo di agrofarmaci a base di neonicotinoidi, Agrofarma – Associazione
nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica - intende precisare quanto segue. Secondo le
evidenze emerse dal report, l’uso sicuro dei neonicotinoidi non incide sul
declino della popolazione di api. Il corretto utilizzo di questa importante
classe di agrofarmaci, infatti, non viene messo in discussione a reali e idonee
condizioni di impiego”. Teniamo
a sottolineare che nella redazione del report,
EFSA ha inoltre riconosciuto un elevato livello di incertezza dato che il
processo di valutazione dei rischi per le api è ancora in via di sviluppo;
l’Agenzia, del resto, non ha richiesto nessun divieto. Secondo lo studio COMPASS condotto dall’Humboldt Forum for Food and Agriculture, si evidenziano benefici economici,
occupazionali e di resa derivati dal corretto utilizzo dei neonicotinoidi, se
in agricoltura non fossero più realizzabili i trattamenti in oggetto vi
sarebbero, oltre che danni economici per più di 4 miliardi di euro, anche gravi
conseguenze sull’occupazione nelle zone rurali dell’UE. Comportando un
miglioramento delle rese, l’utilizzo mirato della sostanza garantisce anche una
maggiore produzione di materie prime per l’industria alimentare rispondendo al
crescente fabbisogno della popolazione. In Italia, ad esempio, come dimostra un
recente studio Nomisma, la
produzione di mais ha subìto un decremento del 19% negli ultimi 5 anni, a
fronte di una domanda invece rimasta stabile. Tra le cause di questa perdita vi
è l’aggravarsi delle infestazioni di parassiti, tra i quali la diabrotica, oltre ad alcune avversità
endemiche come gli elateridi ed i virus, che i coltivatori di mais non
possono più contenere efficacemente dopo il divieto temporaneo di utilizzare
sementi conciate con neonicotinoidi. La perdita di raccolto si è acuita a
partire dal 2009, anno in cui è stato sospeso con decreto l’utilizzo di questi
prodotti. La comunità scientifica
internazionale conferma che la causa della moria delle api sia un fenomeno
estremamente complesso la cui origine è di tipo multifattoriale. Diversi
dati rilevati da studi indipendenti hanno infatti dimostrato che la tecnica di
concia delle sementi, quando propriamente utilizzata, non nuoce alle api.
L’industria degli agrofarmaci ritiene, quindi, che qualsiasi decisione sull’uso
degli agrofarmaci debba continuare
ad essere basata su solide evidenze scientifiche, tenendo anche in
considerazione i vantaggi per gli agricoltori, l’ambiente e la società. Agrofarma continuerà a rendersi
disponibile ed aperta al dialogo su questi temi, con le autorità responsabili,
con gli apicoltori e con tutti coloro i quali siano interessati a trovare
soluzioni efficaci che tutelino gli attori del settore agricolo. Commento
alcuni punti: 1)
Agrofarma parla di rischi “teorici”,
quindi rifiuta i risultati sul campo di molti lavori scientifici? ma quali alternative
indipendenti propone?
2) Agrofarma dice che
“Secondo le evidenze emerse dal report, l’uso sicuro dei neonicotinoidi non
incide sul declino della popolazione di api. Il corretto utilizzo di questa
importante classe di agrofarmaci, infatti, non viene messo in discussione a
reali e idonee condizioni di impiego” e ripete: “la tecnica di concia delle
sementi, quando propriamente utilizzata, non nuoce alle api“. A me sembra che le conclusioni EFSA dicano una cosa diversa; le
conclusioni dettagliate per ogni prodotto contengono una serie di tabelle con i
vari usi “autorizzati” che si ritiene siano corretti, ovviamente, e per
ciascuno di essi si indica se è a rischio o no; non è questione di
“correttezza” dell’uso, qualunque uso “autorizzato” del tipo indicato nelle
tabelle è “a rischio” e quindi non va bene. Non tutti lo sono, alcuni, come si
dice anche nelle conclusioni non lo sono (barbabietola), altri lo sono sempre.
Questo è il motivo per cui la UE ha proposto la sospensione biennale. 3)
Agrofarma cita altri studi,
evidentemente “solide evidenze scientifiche”, ma non ne esplicita nessuno di
tipo chimico o biologico, ma solo studi di tipo economico, insomma come la
Bayer cerca di fare leva sugli interessi economici degli interessati, vabbè
aspetteremo le solide evidenze chimiche e biologiche. Guardando questi studi
economici “solidi”, vale il principio che sono da preferire studi indipendenti;
gli studi indipendenti sono quelli cui fa riferimento EFSA. Vediamo quelli cui
fa riferimento Agrofarma.
a) chi è l’Humboldt Forum for Food
and Agriculture? Dal loro sito si traggono due informazioni: HFFA è un'organizzazione
internazionale non-profit think tank e rappresenta un approccio
multidisciplinare di una comunità internazionale di esperti, in rappresentanza
dei governi, del mondo accademico, dell'industria e della società civile e
sviluppa strategie sostenibili per rispondere alle sfide di alimentare mondiale
e l'agricoltura.
b) lo studio Nomisma, riportato in grassetto
e considerato evidentemente molto importante; lo studio Nomisma pubblicato nel
2011 è stato fatto su commissione
Agrofarma (“Lo studio è stato
realizzato da Nomisma per BASF, Bayer CS e Syngenta.“), potrei fermarmi
qui, dopo tutto anche questo NON è uno studio indipendente, anche se solo di
tipo economico, ma dato che Nomisma ha una grande fama in Italia sono andato a
leggerlo; cosa dice? E qua sono rimasto di sasso; si tratta di uno studio
econometrico che confronta gli effetti della applicazione dei pesticidi alla
produzione del mais e di altre tecnologie, (come la interruzione della
monocultura) concludendo che questa scelta sarebbe ferale; ma prima di questo
studio econometrico, i cui dettagli non mi azzardo ad analizzare, Nomisma riporta alcuni dati generali
che sono alla base dello studio stesso; ora i dati economici dell’agricoltura
sono riportati in pompa magna sul sito ISTAT e sono a disposizione del grande
pubblico, sono verificabili; bene i dati di partenza di Nomisma sono coincidenti
con quelli ISTAT? NO. Scrive Nomisma, riferendosi al mais: Dal 2005 in poi la
coltura è andata incontro ad un ridimensionamento, che si è ulteriormente
accentuato nell’ultimo biennio, ed ha portato ad una calo produttivo 2010/2005
del 19%.Nella tabellina seguente ci sono i dati per la produzione di mais e di
mais ceroso (silomais) negli anni 2005 e 2010 in Italia dal sito ISTAT.
mais (granella), Mton mais
ceroso (silomais) Mton; 2005 10.4 non
disponibile; 2010 9.79 (-5.9%) 14.09.
Si vede una riduzione del 19%? No, fra l’altro il dato per il mais
ceroso non è disponibile all’ISTAT (ma forse è stato elaborato dagli estensori
del report Nomisma); allora ho cercato i dati per 2006, 2010 e 2011 per il mais
ceroso:
2006 14.2
;2010 14.09; 2011 15.63
Si vedono riduzioni
del 19%? No. L’unica riduzione comparabile si trova per la granella di mais ma
è meglio guardarsi il trend complessivo per comprendere bene la situazione.E si
vede che le riduzioni forti ci sono state nel 2003, 2009 e prevedibilmente in
quest’anno ( i dati sono provvisori) ma PER
LA SICCITA’: sono stati tre anni molto siccitosi, basta guardarsi i
comunicati del CNR sulla siccità
primaverile ed estiva: la diabrotica
non c’entra nulla o c’entra ben poco. Subito dopo la produzione è ripresa e la
tendenza lenta alla riduzione è un comportamento che ha certamente molte cause,
è polifattoriale (come la CCD).Rimango stravolto dal pessimo livello della
comunicazione usato dalle grandi aziende chimiche: sono uno scienziato e la
base del mio giudizio è la riproducibilità dei dati e la loro asseverabilità.
Abbiamo bisogno delle indicazioni quasi subliminali di Bayer o delle “solide
evidenze” Agrofarma? Giudicate voi. Come
andrà a finire? Non lo sappiamo ancora; vorrei invitare i responsabili europei
e quelli delle grandi multinazionali chimiche, specie in Italia, a riflettere
sulla semplice verità enunciata dalla grande
poetessa americana Emily Dickinson,
certamente non esperta di chimica, ma ricca di buon senso e di amore per la
Natura, che scriveva molti anni fa: <Per fare un prato ci vuole il trifoglio e
un’ape,Un solo trifoglio, e un’ape,E fantasia.E solo la fantasia opererà, se di
api carenza ci sarà>.
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