Distruggere i batteri con fagi che possiedono sistema immunitario contro i batteri
di Federica Sgorbissa da Oggi Scienze
C'è il batterio
del colera (Vibrio
cholerae), che attacca per esempio l'uomo. E c'è il batteriofago
del colera, un virus che attacca il
batterio che attacca l'uomo. La cosa interessante è che il virus usa un sistema immunitario "rubato"
ai batteri, per attaccare i batteri stessi. Riassunto breve e interessante (molto
interessante) nel nuovo studio pubblicato su Nature da Andrew Camilli
della Tufts University e colleghi:
1) è la prima volta che si osserva un virus "con sistema immunitario "2)
il sistema immunitario è
"rubato" al tipo di organismo che viene attaccato e serve per
attaccare l'organismo originario (della serie "fuoco amico").
3) visto che il batterio è pericoloso per noi esseri umani, potremmo
usare il virus batteriofago per
contrastare il colera e, se funziona, si tratterebbe di una potente alternativa
agli antibiotici (quindi la scoperta potrebbe essere utile per combattere la
crescente e globalizzata "resistenza agli antibiotici" di molti
batteri assai pericolosi per la salute umana). Il meccanismo è tanto "perverso"
quanto affascinante (e utile). Il
batteriofago a quanto pare nel corso
dell'evoluzione ha incorporato nel suo DNA i geni che codificano un sistema immunitario batterico proprio
di circa la metà dei batteri conosciuti (si chiama CRISPR/Cas), sistema immunitario che i batteri hanno sviluppato
proprio per difendersi dai fagi (furbi e beffardi). I fagi sono virus che
attaccano i batteri (ogni fago attacca specificamente un batterio preciso) e li
usano per riprodursi.
I ricercatori hanno osservato che campioni di batteriofago prelevati
da pazienti affetti dal batterio del colera in Bangladesh contenevano geni che
fino ad allora si erano trovati in alcuni batteri, dove codificano per il
sistema immunitario Incuriositi,
hanno perciò “infettato” campioni di V.
cholerae (normalmente resistenti ai fagi) sia con virus che
non contenevano i geni in questione che con altri che li contenevano.
Risultato: nel primo caso i batteri proliferavano indisturbati, nel secondo
venivano uccisi (dopo una veloce fase di adattamento dei fagi). La prova che i geni
nei fagi servono ad attaccare il batterio. Da notare che il sistema immunitario
“rubato” da questi fagi non è quello proprio di V. cholerae, ma proviene
da qualche altra parte (e questa è una storia tutta da scoprire).Per la prima
volta dunque si osserva un virus che
utilizza un sistema immunitario (anche se l’utilizzo è un po’
improprio, il virus infatti non lo usa per difendersi dal batterio, ma per
attaccarlo), il che svela già di per sé particolari affascinanti su queste
entità che ancora non riusciamo a deciderci se
sono vive oppure no.
Questa scoperta potrebbe diventare utilissima per mettere a punto una terapia
fagica
contro i batteri. Che questi virus batteriofagi esistono è noto da tempo, e
l’idea di usarli come arma contro certe malattie non è nuova. Ma non si sapeva
come questi virus riuscissero a neutralizzare i batteri. Ora sappiamo quale
arma usano, e man mano che verranno svelati dettagli sempre più precisi sul
meccanismo si potrà provare a potenzialo. Sviluppare oggi nuove terapie contro
i batteri è di vitale importanza. Negli ultimi decenni, in tutto il
mondo, si sta manifestando una crescente resistenza
agli antibiotici
da parte di molti batteri particolarmente pericolosi per la salute umana.
Questa resistenza è una conseguenza dell’adattamento dei batteri alle terapie
usate dall’uomo per contrastarli (terapie a volte abusate in maniera
sconsiderata, ricordiamo come sempre, per esempio, che GLI ANTIBIOTICI NON SERVONO A NULLA CONTRO L’INFLUENZA,
che è una malattia di origine virale), che quindi sempre più spesso si rivelano
inefficaci. Trovare metodi alternativi per la cura quindi potrebbe aiutare
a ridurre il problema. Con il vantaggio che per le terapie fagiche, se i
batteri si adattano a resistere ai fagi, anche i fagi possono adattarsi ad
attaccare con efficacia i batteri. Un’altra cosa interessante osservata : nei
pazienti affetti da colera i fagi ci sono già e quindi una parziale terapia
fagica è probabilmente già in atto in maniera naturale, si tratta ora di
potenziarla.
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