STRANA CITTA

Strana città, Siracusa città della World Heritage List che dovrebbe esprimere straordinarie potenzialità turistiche,culturali e naturalistiche. E invece,  stranamente, non riesce a rappresentare nessuna di queste potenzialità avvinta com’è nelle spire di gestioni verticistiche di mastri burattinai, che continuano d essere riguardose dell’interesse di pochi, tutti impegnati ad incrementare le loro risorse economiche. E’ del tutto strano che questo possa avvenire a discapito della collettività com’è nel caso nella gestione del polo industriale,dove gli episodi di inquinamento si ripetono senza soluzioni di continuità e senza che nessuno decida sul serio di intervenire. Stessa solfa anche per quanto riguarda l’inquinamento cittadino dove oltre a quello delle polveri sottili c’è quello dovuto a manufatti di amianto ancora di larga diffusione nell’abitato cittadino. Sempre la collettività sarà chiamata nell’immediato futuro a rispondere in solido, ai dissennati contenziosi che si debbono alle passate amministrazioni per quanto riguarda il posizionamento dei famigerati cassoni di cemento che secondo una tecnica ormai in disuso in diversi porti europei si sarebbero dovuti posizionare lungo tutte le banchine del foro Italico. Strana città, nella quale gli attuali vertici  comunali dichiarano di essere alla disperata ricerca di fondi seppure mantengono l’inveterata abitudine di affidarsi a consulenze più o meno onerose. Strana città nella quale diventa e fa notizia una pulizia solo
piazza Duomo

panoramica di Ortigia

il foro Italico

La Pillirina

i resti delle Mura Dionigiane

Il bagno ebraico alla Graziella

La fabbrica di Eternit a Targia

Il museo del sale mai attivato alle riserva Ciane Saline
superficiale del territorio urbano come se pulizia e decoro cittadino non fossero l’ordinaria amministrazione.
Strana città nella quale si continua a dissertare sulla resa più o meno condizionata di investimenti su quella parte di territorio come la Pillirina che ancora posseggono caratteristiche uniche di naturalità. Strana città nella quale,seppure si tratta di un amara constatazione, il mare è negato a gran parte dei suoi abitanti e consentito a quelle frange che sono piuttosto numerose (una base elettorale piuttosto solida) che hanno costruito e continuano a costruire sul demanio marittimo (una passeggiata sulla penisola Maddalena è piuttosto illuminante al riguardo). Strana città nella quale non si riesce a monetizzare quasi nulla dal suo indubbio patrimonio monumentale. Vedi per questo la diatriba per le biglietterie al parco monumentale, dove si accede per una  cifra piuttosto irrisoria che include anche l’accesso al museo Paolo Orsi. Nulla si valorizza in Ortigia, anche in termini pecuniari, tranne quell’obolo che adesso viene richiesto per la visita alla Cattedrale mentre l’isola delle quaglie è disseminata di tesori che attendono ancora di essere valorizzati (Caravaggio, galleria civica, l’ex sede del museo nazionale, i rifugi antiaerei in piazza Duomo, chiese e quello che resta di antichi monasteri, il tempio ionico recentemente recuperato sotto palazzo Vermexio, la Giudecca) . Ci sono due teatri in Ortigia in via di attivazione che per una normale regola di buon senso, dovrebbero essere affidati per le gestione a personalità di indubbio spessore culturale senza essere tentati dalla voglia di improvvisarsi anche operatori culturali. Sono tre infine i punti focali da centrare perchè si possa attivamente monetizzare il turismo: assicurare la pulizia e il decoro della città anche nelle zone balneari, le poche rimaste,  attivare sistemi di trasporto efficienti e puntuali, calendarizzare una serie di eventi che possano costituire un attrattiva permanente, considerate le caratteristiche climatiche di questa strana città.




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