Alla ricerca dell'energia oscura
ROBERT
KIRSHNE
tradotto da Carlo Reschia
Com’è strano
(ma bello) l’Universo che accelera- La caccia al 96% del cosmo che ancora ci
sfugge
La nostra
visione più democratica (e umile) è che in ogni galassia gli astronomi
avrebbero sempre lo stesso punto di vista. Un Universo che si estende in tutte
le direzioni apparirebbe a ogni astronomo, in ogni galassia, come se le altre
galassie si allontanassero: più lentamente quelle vicine e più rapidamente
quelle lontane. L’obiettivo degli astronomi
è di scoprire in quale tra i possibili universi viviamo. La storia del
nostro sarebbe governata da un tiro alla fune tra la gravità, che cerca di rallentare l’espansione cosmica, e l’energia
del vuoto, che con la sua bizzarra pressione negativa ed espansiva cerca di
accelerare il processo. Nel corso del tempo l’espansione cosmica diluirebbe la densità della materia, ma l’energia
del vuoto rimarrebbe la stessa e, quindi, l’equilibrio tra i due elementi
muterebbe. In un primo momento la
gravità avrebbe il sopravvento e l’espansione potrebbe rallentare, poi, a
un certo punto, la qualità elastica del
vuoto prevarrebbe e si tornerebbe all’accelerazione cosmica. L’effetto
dell’accelerazione (o della decelerazione) sarebbe visibile sotto forma di
deviazioni dalla linea retta nel diagramma di Hubble, ogni volta che guardiamo
indietro nel passato. Se l’Universo rallentasse mentre la luce segue il
proprio tragitto, la distanza percorsa sarebbe un po’ più piccola di quanto non
sarebbe se il cosmo procedesse per inerzia e quindi una supernova apparirebbe
un po’ più luminosa per via dello spostamento nello spettro verso il rosso.
Se
invece l’Universo accelerasse, allora la luce dovrà percorrere una distanza
extra e una supernova apparirà un po’ meno luminosa. Ciò che bisogna
fare, perciò, è misurare un numero sufficiente di supernove per capire
l’effetto in corso. Nel ’97 Adam Riess, da Berkeley, continuava a chiamarmi,
dicendo di aver trovato una «massa
negativa». Gli risposi che stava sbagliando. Ma, alla fine, non c’era alcun
errore. La «massa negativa» registrata nel suo quaderno è stata il primo
segnale che l’Universo non rallenta, come tutti si aspettavano. Sta
accelerando. Ed era sorprendente. Era
come se, gettando una palla da baseball in aria, questa, invece di descrivere
un arco e tornare nel guantone, salpasse verso la stratosfera. Le
osservazioni, in effetti, tendevano a confermare l’accelerazione dell’Universo:
quello dove l’energia oscura si comporta in modo simile alla vecchia costante
cosmologica di Einstein. Molte prove, e convincenti, indicano un cosmo dominato
dall’energia oscura. Le increspature
nel bagliore prodotto dal Big Bang suggeriscono un Universo piatto, in cui si
sommano la materia oscura e l’energia
oscura. E le misure di molti ammassi
di galassie forniscono un segnale sulla quantità di materia oscura. Così, quando si combinano tanti elementi di prova
distinti, c’è una notevole convergenza su una sola immagine dell’Universo.
L’ignoranza è un’opportunità. Dobbiamo impegnarci a costruire gli strumenti
necessari per indagare un cosmo così sorprendente (e strano). Dove solo per il
5% è in forma di elementi chimici. L’altro 95% è qualcosa di diverso, che si
trova nel dominio della fisica e dell’astronomia. Nei prossimi decenni
cercheremo di scoprire se l’energia
oscura è davvero la costante cosmologica che Einstein ha discusso nel 1917.
Ho cominciato a sviluppare alcuni metodi per misurare le distanze cosmiche che
utilizzano la luce a infrarossi delle supernove. La prossima generazione di
telescopi a terra sarà tarata per scoprirle e il telescopio spaziale «James
Webb Space Telescope» è stato progettato per operare proprio sull’infrarosso e
si tratta di una direzione molto promettente per lo studio dell’energia oscura. Abbiamo anche in
programma di costruire il più grande telescopio del mondo, il «Giant Magellan
Telescope», per sondare il passato remoto. Forse ci aspettano altre sorprese e
altri Nobel!
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