Come ti ripulisco lo spazio dai rifiuti spaziali orbitanti
Quando
pensiamo alla Terra vista dallo spazio, generalmente ci immaginiamo una sfera
azzurra sospesa nel nero del vuoto. In realtà, intorno a questa sfera orbita
un'impressionante quantità di oggetti: non solo quelli leciti - dalla ISS ai
più "normali" satelliti - ma anche tutta una serie di detriti
spaziali, spazzatura che non ha altro scopo se non dare fastidio e,
potenzialmente, rappresentare un pericolo. La NASA
tiene sotto controllo 16.000 di
questi oggetti (ma il totale si aggira intorno ai 370.000), quelli con un diametro superiore ai 10 centimetri, poiché
un impatto con un satellite o un veicolo spaziale potrebbe essere disastroso. La
vera e unica soluzione al problema del cielo affollato è però la pulizia. Il
Centro Spaziale Svizzero ha deciso così di intervenire lanciando il progetto Clean-mE, che si concretizzerà
nel satellite-spazzino Clean Space
One entro il 2017-2018.CleanSpace
One si trova al momento allo stadio di prototipo e avrà come prima missione
il recupero di due picosatelliti lanciati dalla Svizzera l'uno nel 2009 e
l'altro nel 2010.Il lavoro non sarà semplice: il satellite dovrà sistemarsi sul
piano orbitale dei suoi bersagli, che viaggiano a 28.000 km orari, e afferrarli
con un meccanismo speciali; quindi li dovrà far uscire dall'orbita in modo che
caschino verso la Terra, dove verranno bruciati dall'atmosfera. L'obiettivo del
Centro Spaziale Svizzero è ambizioso. «Vogliamo
offrire e vendere un'intera famiglia di sistemi pronti, progettati nella
maniera più sostenibile possibile, che sia in grado di mettere fuori
dall'orbita diversi tipi di satellite» spiega Volker Grass, direttore del Centro .«Le agenzie spaziali» -
continua Grass - «hanno sempre più bisogno di prendere in considerazione e
prepararsi per l'eliminazione di quello che mandano nello spazio. Noi vogliamo
essere i pionieri in questo campo». Questo impegno costerà 10 milioni di franchi svizzeri (circa 8 milioni
di euro) - tanti ne serviranno per costruire SpaceClean One - ma potrebbe aprire una nuova era per le
"pulizie spaziali".
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