I rischi dell'acrilamide
L'acrilamide aumenta potenzialmente il
rischio di cancro correlato all'alimentazione. L'Efsa ha dato il via ad una
consultazione pubblica online, che si chiuderà il prossimo 15 settembre 2014.
L'obiettivo è la raccolta di pareri sulla bozza del proprio documento
scientifico relativo alla presenza di acrilamide negli alimenti. Il documento
include una valutazione dell'esposizione alimentare all'acrilamide e dei rischi tossicologici per la salute umana. L'Efsa
si apre ai commenti della comunità scientifica e dei portatori d'interesse, in
nome della propria politica di trasparenza. La questione acrilamide coinvolge infatti anche produttori alimentari e
ristorazione. L'Efsa valuterà tutti i commenti che riceverà attraverso il
proprio sito web soltanto se risponderanno a criteri ben precisi. Prosegue così
la valutazione dell'acrilamide in
Europa, una sostanza di cui vi avevamo già parlato a proposito delle patatine
fritte e surgelate e del rischio di cancro. Il processo di doppia cottura porta
ad una maggiore presenza di sostanze
cancerogene, tra le quali troviamo l'acrilamide,
che si forma quando gli alimenti ricchi di amidi raggiungono temperature
elevate. I maggiori problemi
riguarderebbero la cottura al forno e la frittura di alimenti ricchi di amidi
come le patate, ma anche crackers, pane e biscotti. L'acrilamide si
sviluppa nel processo di cottura che porta i cibi alla doratura. Secondo quanto
riportato dall'Efsa sul proprio sito web, nel 2002 alcuni ricercatori svedesi
hanno scoperto che l'acrilamide si
forma naturalmente negli alimenti amidacei durante la normale cottura ad alte
temperature. Si sviluppa a partire da un amminoacido chiamato asparagina,
presente in molti alimenti. L'acrilamide
inoltre ha diffusi impieghi in ambito industriale. A parere dell'Efsa, per
cottura ad alte temperature si intendono frittura, cottura al forno e alla
griglia e lavorazioni industriali a temperatura superiore a 150°C. Non
soltanto la preparazione a livello industriale ma anche la cottura in ambito
domestico può avere un impatto sostanziale sul livello di acrilamide cui
veniamo esposti attraverso la dieta.
Cibi che contengono acrilamide Gli alimenti che contengono
acrilamide sono caffè, prodotti fritti a base di patate, incluse le patate
fritte a bastoncino, le crocchette e le patate arrosto. Si tratta delle
fonti alimentari di acrilamide più importanti, seguite da biscotti, cracker,
pane croccante e pane morbido. I prodotti a base di patate fritte rappresentano
la maggior fonte di esposizione all'acrilamide soprattutto per i bambini, che
ne sarebbero i più grandi consumatori a parere dell'Efsa. Secondo quanto riportato dall'Efsa, finora gli studi condotti su
soggetti umani hanno fornito prove limitate e discordanti in merito all'aumento
del rischio di sviluppare tumori. Tuttavia, gli studi sugli animali da
laboratorio hanno dimostrato che l'esposizione all'acrilamide attraverso la
dieta ha aumentato enormemente la probabilità di sviluppare mutazioni geniche e
tumori in vari organi. Come ridurre
l'esposizione all'acrilamide? L'Efsa suggerisce di variare molto la
propria dieta e i metodi di cottura. Dunque anziché friggere e arrostire, si
potrebbe cuocere al vapore, bollire e saltare in padella. Poi sarebbe bene
arricchire la propria dieta con frutta e verdura fresca, che sono il simbolo
della sana alimentazione e della prevenzione. Anche l'Fda negli Stati Uniti si
sta occupando della questione acrilamide. Sul proprio sito web riporta che in
uno studio condotto in collaborazione con gli esperti dell'Oms si considera
l'acrilamide come una fonte di preoccupazione per la salute umana e si
suggeriscono valutazioni e studi a lungo termine per valutare i rischi. L'Fda consiglia a propria volta una dieta
che si basi soprattutto su frutta e verdura, cereali integrali e cibi poveri di
grassi. Raccomanda un'alimentazione povera di grassi saturi, grassi
trans, colesterolo, sale (sodio) e zuccheri aggiunti). Sempre negli Stati
Uniti, secondo quanto comunicato dal National Cancer Institute, l'Epa si occupa
di regolamentare i livelli di acrilamide nell'acqua potabile e nei materiali
che entrano in contatto con gli alimenti, ma al momento non esistono linee
guida governative sulla presenza di acrilamide nei cibi. Per quanto riguarda
l'Europa, dovremo attendere la conclusione della consultazione pubblica
dell'Efsa.
Marta Albè
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