I MICROBI MANGIA-PETROLIO
Il petrolio che inquina un tratto di mare |
, hanno simulato la loro attività sui “ plume ”, cioè pennacchi di petrolio arrivati a grandi profondità. Il disastro ambientale, considerato lo sversamento di petrolio più grave della storia degli Stati Uniti, è stato unico nel suo genere anche per quanto è accaduto sott’acqua, ovvero il cosiddetto “ MOSSFA”, marine oil snow sedimentation and flocculent accumulation. Le argille del fiume Mississippi, insieme agli emulsionanti, hanno trasformato la neve marina (la mucillagine emessa dal fitoplancton in condizioni di forte stress, che forma dei “fiocchi”) in una sorta di tempesta marina e, pesanti particelle ricche di petrolio, sono precipitate sul fondale del golfo e si sono accumulate lì. Sul fondale, a circa due chilometri dalla superficie, si è formato un “abitante” nuovo: un plume di petrolio ed emulsionanti lungo più di 150 chilometri, difficili da studiare sia per la profondità alla quale si trovava che per l’enorme area colpita dal versamento. Andersen e colleghi hanno raccolto campioni d’acqua sul luogo dell’incidente per quattro anni dopo lo sversamento e, impostato una sorta di microecosistema controllato, hanno ricreato all’interno di bottiglie una sospensione di piccole gocce di greggio insolubili, unite alla frazione più solubile del petrolio e agli emulsionanti. Praticamente una “conserva” di plume fatta in casa per studiare il fenomeno in miniatura e la composizione del campione, nonché dei microbi che lo degradavano nel corso dei primi 64 giorni. Stavolta da vicino. La prima cosa che è successa nelle bottiglie è stata una rapida crescita di un microbo già noto agli scienziati per il suo ruolo fondamentale nelle fasi iniziali del versamento, ma che era sfuggito alle ricerche precedenti. Sequenziandone il genoma, gli ecologi hanno documentato il suo meccanismo per degradare il petrolio e dato al batterio un nuovo nome: Bermanella macondoprimitus
È anche possibile che le condizioni ambientali del Golfo del Messico – dove
la piattaforma Deepwater Horizon
estraeva da uno dei pozzi più profondi per il tempo, con un fondale ricco di
fuoriuscite di idrocarburi e gas naturale – abbiano contribuito a selezionare i
microbi che sono poi entrati all’opera. Sarebbe interessante fare lo stesso
tipo di analisi in altre zone del pianeta interessate dall’attività estrattiva,
soprattutto perché le profondità toccate dalla British Petroleum al largo della Louisiana sono state ormai
ampiamente superate. In Uruguay, Brasile e India si è arrivati a oltre tre
chilometri sotto la superficie oceanica.
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