Resti di un galeone spagnolo ad Avola e basilica bizantina a Marzamemi
Un galeone spagnolo del XVIII secolo è
stato individuato dai finanzieri del Nucleo Sommozzatori della Guardia di
Finanza di Messina in collaborazione con la Sovrintendenza del Mare della
Regione Sicilia,. Le operazioni di localizzazione sono iniziate negli scorsi
mesi, quando un finanziere appassionato di apnea, ha notato sui fondali marini
del comune di Avola del materiale ferroso e legnoso: si trattava di un cannone di oltre 2 metri e del suo carrello in legno. Le ricerche hanno
portato alla luce ulteriori cannoni
e, infine, i resti della nave. '' La piu' accreditata supposizione – ha spiegato
il soprintendente Sebastiano Tusa - potrebbe
essere quella di una nave, appartenente alla flotta spagnola del XVIII secolo,
durante il quale numerosi scontri navali avvennero contro la flotta inglese
sulle coste della Sicilia sud-occidentale''. ''Questo
eccezionale rinvenimento, - aggiunge la Gdf - si aggiunge ad altri rinvenimenti
che il reparto navale delle Fiamme Gialle ha effettuato nell'arco di un anno,
dopo quello del cannone spagnolo di
capo Passero, delle due ancore di
epoca romana rinvenute a Capo Murro di
Porco e del cannone di Capo del Melo, a dimostrazione di un assiduo impegno
nella protezione e nella salvaguardia dei beni che appartengono alla storia''. Una
scoperta che fa seguito a quella dei resti di una basilica bizantina,
capitelli, calici, reperti archeologici
di piccole e grandi dimensioni: il mare restituisce i suoi tesori nello
specchio acqueo tra Marzamemi e Vendicari. Le scoperte di importanti
reperti subacquei, ad opera della Soprintendenza del Mare, sono stati rinvenuti
ad appena sette metri di profondità, assieme agli archeologi Justin Leidwanger, Troy
Nowak e Andrew Donnelly,
rappresentanti delle Università di
Stanford e della Pennsylvania. L’iniziativa è finalizzata alla
realizzazione di un progetto di ricerca, nell'ambito di una convenzione tra le
due Università americane e la Soprintendenza del Mare. Obiettivo del progetto è
aggiungere un tassello prezioso alla già ricca offerta culturale della zona che
spazia da Noto al Tellaro, da Vendicari al borgo marinaro di Marzamemi. Ritrovamenti che saranno visitati e
studiati in tutta sicurezza, vista la bassa profondità a cui si trovano i
reperti, anche dagli studenti degli atenei americani coinvolti nell’iniziativa,
in una sorta di “campus marino”
nelle acque siracusane: resti di una Basilica bizantina, capitelli del III sec.
d.C. del diametro di due metri e lunghi fino a sei metri. <La zona di Marzamemi - Vendicari e' nota alle cronache archeologiche subacquee
-ha precisato il Soprintendente del mare Sebastiano Tusa- da molto tempo, anzi
fu proprio in queste acque che avvenne il battesimo di questa disciplina in Sicilia
ad opera del grande archeologo Paolo
Orsi. Egli, apprendendo da locali pescatori della presenza di colonne sul
fondo del mare, con l'aiuto dei palombari della Regia Marina ne recuperò alcune. Una di queste campeggia ancora
nella piazza di Pachino. Malgrado la notorietà dei luoghi, accresciuta dalle
ricerche di Gerard Kapitaen negli
anni '60 e '70 del secolo scorso che recuperò parte di un ambone bizantino, ben poco conosciamo di certo sul relitto o sui
relitti che portavano queste grandi porzioni di architetture sacre probabilmente dall'Oriente verso la Sicilia o
verso mete più occidentali. Sappiamo poco della loro cronologia, delle
caratteristiche degli scafi, della
rotta seguita. Sappiamo poco o nulla degli equipaggi
che animarono la vita di bordo di quelle navi i cui resti camuffati sullo stupendo fondo marino, una volta
recuperati, potranno darci opportuni ed affascinanti squarci di storia vissuta>.
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